lunedì 6 agosto 2012

Un'estate che non so quando arriva e quando parte, e se riparte...


Ripenso agli anni passati, segnati dalla malattia. L'estate scorsa iniziavo ad abituarmi all'idea della guarigione, in questa sento ormai di averla lasciata alle spalle. Ma da quando mi sono ammalata, curiosamente insieme agli inverni, i mesi estivi erano per me i più brutti.
Ricordo in particolare la seconda estate. Quella in cui la bulimia stava prendendo il posto dell'anoressia. Quella in cui volevo dimagrire ma non riuscivo, ero schiava del cibo, e occupava tutti i miei pensieri, era la causa della mia felicità o infelicità.
Una vacanza in Spagna, con il terrore di tornare a 55 kg - e la promessa con me stessa di impedirmi di continuare a vivere, se questo fosse successo. Madrid che non significava nulla, avevo occhi solo per Starbuck e per piangere le lacrime dopo aver divorato un Frappuccino. Pomeriggi rintanata nell'appartamento, mentre i miei giravano la città, tra biscotti, cereali, persiane semichiuse e sensi di colpa. Uscire con la vita stretta da una cintura sulla carne viva, una tortura che mi auto-infliggevo, che mi dava l'impressione di essere più sottile, e i segni della fibbia sulla pelle che bruciavano. Qualche giorno dopo, l'Andalusia, e finalmente qualcosa in grado di distarmi: un libro - Norvegian Wood, di Murakami.

– Perché?- ripeté Naoko guardando fisso la terra ai suoi piedi. -A capire che se uno si rilassa si sente più leggero ci arrivo anch'io. Ma non capisci quanto è assurdo dirmi una cosa del genere? E sai perché? Se io provassi a rilassarmi, andrei a pezzi. Ho sempre vissuto così, da tanto tanto tempo, e anche adesso è l'unico modo in cui posso vivere. Se una sola volta mi lasciassi andare, non potrei più tornare indietro. E se andassi a pezzi, il vento mi spazzerebbe via. Perché non lo capisci? Come pensi di potermi aiutare se non riesci a capire questo? -

Un libro che parla di follia, di morte, di dolore, di resa di fronta alla difficoltà immensa di crescere e trovare sè stessi, un libro che parlava di me. Riconoscermi, ritrovare la mia sofferenza nei personaggi; è stato uno dei libri che mi ha insegnato di più e mi ha fatto capire di più su me stessa e sulla mia malattia. Lo consiglio a tutte voi.

Ma non mi ha fatto guarire.

E l'estate dopo - semplicemente, il fondo. Quell'estate di cui vi ho accennato qualche post fa, tra mille vacanze e nessun posto, nessuna compagnia in grado di salvarmi. Quell'estate così dolorosa da meritare un post a parte, forse, quando me la sentirò.

E l'inevitabile confronto con questa - queste splendide giornate, dopo la soddisfazione di un esame andato benissimo, tra nuotate nella mia piscina e giornate insieme al mio amore, al mare, o in giro per Roma, tra shopping insieme a mia madre e mia sorella e serate all'Isola Tiberina con le amiche. Tra gelati, tanti, e tutto quello che questa stagione offre di buonissimo. Pomodori, melanzane, peperoni - pesche, melone, anguria - pasti governati dal colore e dalla leggerezza. Un tentativo - oggi - di iniziare la healthy skinny diet, per provare a perdere qualche kg senza farmi nemmeno un graffio al cuore. Senza togliermi nemmeno un sorriso. Approfittando con un sacrificio minimo di queste giornate così piene di cose buone e sane, di sport e di aria aperta... E continuando a riflettere su chi sono, su come sto crescendo, su come sto guarendo. Su cosa posso fare per chi sta male come sono stata male io, in tutte le estati passate.
Questa è una stagione pericolosa, lo riconosco: per me l'horror vacui è sempre stato pronto a soffocarmi. La noia e il cibo si rincorrono facilmente, il caldo toglie la voglia di fare molte cose, e il costume ci fa scontrare con i nostri difetti fisici. Ma può anche diventare un momento meraviglioso, per prenderci cura di noi e fare tante cose che durante l'anno non ci possiamo permettere di fare, per poco tempo o troppi impegni.
Può diventare un momento anche per imparare l'ozio, quello costruttivo, quello "creativo", quello da cui far nascere fiori.

A proposito, una delle cose più belle dell'estate sono proprio i fiori.


Vi stringo.

Elliss

2 commenti:

  1. Concordo con il libro,letto anche io l'estate scorsa :) uno dei libri più belli che abbia mai letto..Comunque per quanto riguarda la bulimia è vero,ti capisco perchè purtroppo sono consapevole anche io di soffrirne ed e dura smetterla,crea dipendenza..anche io non faccio che pensare in continuazione il cibo e saper di non poter mangiare tutte quelle cose che desidero smodatamente mi fa star male.Riesco a stare bene soltanto quando mi ingozzo,ingollo tutto con voracità,nemmeno non toccassi cibo da 800 anni mha..e poi tutta la sensazione di gonfio e di colpa prende il sopravvento e sparisce nel cesso,quando si vomita tutto.. :( è orribile ma ce la faremo cherì..ti abbraccio <3

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Edith, o cara Margot se preferisci... Grazie per avermi scritto e aver condiviso con me quello che senti. Sono certa, certissima che anche tu ce la farai: già cominci a renderti conto di quanto sia orribile questa malattia, e tra un po' ne sarai davvero arcistufa. E allora succederà qualcosa, perchè come mi disse il mio psichiatra citando Alberto Moravia: sai cosa si fa quando non se ne può più? Si cambia. Sarà difficile e doloroso, non dobbiamo nascondercelo. Ma si può, si vince, e la vita ci ricompenserà con tanta gioia. Intanto, prova a distrarti, ad occupare le tue giornate e a sforzarti di stare in mezzo alle persone: ti aiuterà a limitare le crisi. Leggi ancora, Murakami o altri, vivi nelle loro parole, cerca te stessa tra le loro pagine. Scrivimi, quando vuoi - io passo subito a leggere ancora di te :)
      ti abbraccio anche io!

      Elimina